Insultati sui social perché abbattono olmo morente: la bellissima risposta degli ‘infami’

Una fotografia che riportava l'abbattimento di un albero era stata scattata e postata su Facebook durante un intervento eseguito a Treviso dall'azienda SuPerAlberi di Tarcento. Ecco cosa spesso c'è di...
Giancarlo Virgilio

Per lavoro salvano alberi, li potano, ci si arrampiacano, ma anche li abbattono, se necessario. In quest’ultimo -drastico- caso ciò avviene solo dopo scrupolosi studi e dopo aver attentamente valutato e scartato altre possibilità, come avvenuto proprio recentemente lungo viale Trieste, a Lignano Sabbiadoro, dove, grazie a delle nuove tecniche di ossigenazione, è stato possibile salvare molti pini domestici dal restyling che ha coinvolto il lungomare (lì, sono state eliminate solamente le radici esploratrici delle piante).

Se si procede con un abbattimento, questo avviene solo dopo un’attenta analisi. È quanto accaduto ad esempio questa settimana a Treviso, dove Superalberi, l’impresa del tarcentino Poetro Maroè, è intervenuta per eliminare un olmo gravemente malato. Durante le operazioni di taglio, però, gli addetti dell’impresa friulana sono stati messi ‘alla berlina’ da una fotografia ‘segnaletica’ postata su Facebook che in breve tempo ha raccolto una serie di offese e di indignazione generale. Non essendo il primo caso né un episodio isolato, l’azienda ha quindi deciso di intervenire spiegando sulla sua pagina social, una volta per tutte, cosa si nasconda dietro ad un abbattimento di quel tipo.

“Gli estremismi penalizzano tutti, alberi per primi. L’immagine qui sopra è stata pubblicata oggi su Facebook: è uno degli abbattimenti affidatici a Treviso. Chi commenta a lato non ci conosce, eppure in pochi minuti abbiamo collezionato tanti appellativi: infami, schifosi, maledetti, disgraziati. L’olmo oggetto di discordia è stato sottoposto a VTA e prove strumentali che ne hanno decretato l’abbattimento il 20/06/2018 (più di un anno fa). Queste le motivazioni: “Pianta di grandi dimensioni con chioma formata da branche cimate ed abbondante emissione di rami epicormici. Sono presenti ferite da potatura di cui una rilevante da recisione di una grossa branca, che presenta carie discendente. La pianta cresce con spazi radicali ristretti e considerate le dimensioni dell’esemplare e le grosse radici superficiali è probabile che il fittone sia atrofizzato. Le radici sono danneggiate e cariate come pure alcuni contrafforti e si rilevano carpofori di Agrocybe aegerita. L’analisi strumentale eseguita alla base del fusto ha individuato zone di legno destrutturato con legno residuo di spessore estremamente ridotto nel settore Nord-Est e corona di legno sano di 25-30 cm nel settore Ovest. La pianta non possiede i requisiti di sicurezza per il luogo in cui si trova.” Le città non sono foreste, le foreste non sono città. Non ci piace abbattere: ci occupiamo di divulgazione, di istruzione, abbiamo in cura diversi alberi monumentali e per vocazione siamo portati ad un approccio conservativo, consapevoli dell’immenso valore che ogni esemplare arboreo riveste, come sistema complesso in grado di fornire habitat e servizi ecosistemici a noi, umani, come a tanti altri esseri viventi. Ma le nostre città, pensate (purtroppo) prima per gli umani e le automobili e poi, solo ex post, per gli alberi, richiedono compromessi; e la sicurezza delle persone non può essere tralasciata. Invitiamo perciò tutti quanti a riflettere, a informarsi, a farsi cittadini attivi, sì, ma sempre più consapevoli: concentrandosi, in casi come questo ove fosse necessario abbattere, sulla richiesta di sostituzioni operate a regola d’arte, a beneficio di tutti. Chiediamo alle nostre amministrazioni di piantare alberi, ma soprattutto di piantarli bene, scegliere le specie giuste, collocarle al posto giusto avendo cura di fornire loro tutto quanto sia necessario per garantirne la crescita e una lunga vita. Per una cultura del verde più evoluta.”

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